Cervicalgia

CENNI SULLA STRUTTURA DEL RACHIDE

La colonna vertebrale, detta anche rachide, è composta di 33-34  vertebre. In base alla diversa configurazione delle vertebre è suddivisibile in quattro tratti che, nominati in senso cranio-caudale sono: cervicale, dorsale, lombare, sacrale.   Il primo e il terzo in condizioni fisiologiche formano curve lordotiche (curve della colonna a concavità posteriore) , mentre gli altri due formano curve cifotiche (curve della colonna a concavità anteriore).

Nel feto il rachide si presenta come un’unica curva a forma di C. Prima ancora della nascita comincia ad accennarsi una controcurva a livello cervicale (lordosi cervicale), che si svilupperà poi dopo la nascita parallelamente con le tappe di acquisizione della capacità di estensione del capo[1]Bagnall, K. M., P. F. Harris, and P. R. Jones. “A radiographic study of the human fetal spine. 1. The development of the secondary cervical curvature.” Journal of anatomy 123.Pt 3 1977: … Continue reading [2]Been, Ella, Sara Shefi, and Michalle Soudack. “Cervical lordosis: the effect of age and gender.” The Spine Journal 17.6 2017: 880-888.. La controcurva lombare (lordosi lombare) si sviluppa in rapporto al raggiungimento della posizione eretta e del cammino. 

Le lordosi (cervicale e lombare), anche dette curve secondarie, permettono di recuperare l’orizzontalità dello sguardo controbilanciando l’inclinazione data dalle curve cifotiche Le cifosi (dorsali e sacrali), anche dette curve primarie per via del fatto che conservano l’andamento originario della prima grande C fetale, tra le altre cose hanno il compito di accogliere e proteggere nella loro concavità cuore, polmoni ed organi pelvici.  L’alternanza delle curve primarie e secondarie conferisce alla struttura del rachide la capacità di ammortizzare il peso e di sopportare notevoli livelli di stress da carico.

Bagnall, K. M., P. F. Harris, and P. R. Jones. "A radiographic study of the human fetal spine. 1. The development of the secondary cervical curvature."

IL RACHIDE CERVICALE

Il rachide, a livello cervicale, ha la funzione di garantire possibilità di movimento e, allo stesso tempo,  stabilità al cranio.  L’orientamento della testa è fondamentale perché la testa è la sede dei nostri organi di senso, necessari per un rapporto conoscitivo con il mondo esterno. Occhi, orecchie, naso e bocca vengono orientati tempestivamente verso le sorgenti degli stimoli di nostro interesse proprio dai movimenti del rachide cervicale. 

Olfatto
Udito
Vista
Gusto

Il rachide cervicale ha inoltre il compito di proteggere una struttura di importanza vitale: il midollo spinale. Si tratta della porzione del sistema nervoso centrale che si trova al di fuori della scatola cranica e che possiamo considerare a tutti gli effetti come il prolungamento del nostro cervello. Si trova all’interno della colonna vertebrale, e si estende fino alla seconda vertebra lombare.

Il midollo spinale. (Credits: rawpixel.com)
Risonanza magnetica cervicale. E' visibile il midollo spinale all'interno del canale vertebrale.

La curvatura della lordosi cervicale in condizioni fisiologiche dovrebbe essere compresa tra 31° e 40°[3]McAviney, Jeb, et al. “Determining the relationship between cervical lordosis and neck complaints.” Journal of manipulative and physiological therapeutics 28.3 2005: 187-193.. 

Le vertebre del tratto cervicale, come tutte le vertebre del rachide, vengono denominate con sigle alfanumeriche: una lettera iniziale che indica l’appartenenza al tratto di rachide di riferimento (C=cervicale) seguita da un numero che indica la specifica vertebra. Le vertebre vengono contate a partire da quella più vicina al cranio: C1. 

A livello cervicale sono presenti 7 vertebre (C1 – C7), suddivise a livello funzionale in regione superiore (C1-C2) e inferiore (C3-C7).

Vertebre cervicali. Visiole laterale.
Vertebre cervicali. Visione posteriore.
RX laterale del tratto cervicale.

La prima vertebra, C1, per via della sua posizione viene chiamata anche Atlante. Chi le ha conferito questo nome si è ispirato ad un personaggio mitologico, il titano che regge il mondo sulle sue spalle così come C1 sostiene la nostra testa. 

Atlante Farnese. (Credits: Simon Burchell, CC BY-SA 4.0 , via Wikimedia Commons )
Atlante Farnese. Dettaglio. (Credits: Sailko, CC BY 3.0 , via Wikimedia Commons)

Si tratta di una vertebra unica nella sua forma. Priva di corpo vertebrale e di processo spinoso, ha forma di anello. 

La struttura dell’articolazione tra Atlante e l’occipite (articolazione atlanto-occipitale) consente principalmente un movimento di flessione (circa 10°) ed estensione (circa 25°) del capo. Per questo motivo Atlante viene anche detta “la vertebra del si”.

Vertebra C1, detta anche "atlante".
Atlante

Anche la seconda vertebra, C2, ha un suo nome particolare oltre a quello alfanumerico: epistrofeo, dal greco ἐπιστροϕεύς, che deriva da ἐπιστρέϕω (torcere, volgere). Come atlante, anche epistrofeo è caratterizzata da una forma unica. Dalla sua struttura emerge superiormente un processo allungato che prende il nome di dente  dell’epistrofeo, che fa da perno al movimento di rotazione della vertebra superiore, l’atlante. 

L’articolazione che così si determina nel rapporto tra queste due vertebre, la atlanto-epistrofea, consente un movimento rotatorio della testa di circa 45° verso ciascun lato.  Per questo motivo l’epistrofeo viene anche chiamato “la vertebra del no”. In realtà anche l’articolazione atlanto-occipitale collabora in parte alla rotazione del capo. 

Epistrofeo

Tra atlante e occipite e tra epistrofeo e atlante, a differenza di ciò che avviene tra le restanti vertebre della colonna, il disco intervertebrale è assente. Si tratta di una struttura che ha la funzione di ammortizzare il peso e attenuare le pressioni che si sviluppano durante i movimenti.

Il tratto inferiore del rachide cervicale presenta vertebre con caratteristiche simili tra loro. L’inclinazione delle faccette articolari delle vertebre di questo tratto è tale da consentire prevalentemente il movimento di flessione ed estensione del capo e di inclinazione laterale.  

Tutte le vertebre cervicali possiedono dei forami laterali per consentire e guidare il passaggio delle arterie vertebrali che dall’atlante passano poi nel forame occipitale per andare ad irrorare il cervello e delle vene vertebrali che compiono il percorso inverso. La vertebra C7 ha un foro più piccolo da cui passa soltanto la vena vertebrale, perché l’arteria vertebrale inizia a percorrere i fori trasversari soltanto a partire dalla vertebra C6. La vertebra C7 viene detta anche “vertebra prominente” per via del suo lungo processo spinoso. La grandezza dei corpi delle vertebre cervicali è inferiore rispetto quella delle vertebre dorsali e lombari perché questo tratto deve sostenere un peso minore rispetto ai tratti di colonna sottostanti.

Vertebre cervicali
Struttura delle vertebre del tratto cervicale inferiore: 1 forame trasversario; 2 processo trasverso; 3 peduncolo; 4 processo articolare superiore; 5 processo articolare inferiore; 6 lamina; 7 processo spinoso.

Tutte le vertebre cervicali possiedono dei forami laterali per consentire e guidare il passaggio delle arterie vertebrali che dall’atlante passano poi nel forame occipitale per andare ad irrorare il cervello e delle vene vertebrali che compiono il percorso inverso. La vertebra C7 ha un foro più piccolo da cui passa soltanto la vena vertebrale, perché l’arteria vertebrale inizia a percorrere i fori trasversari soltanto a partire dalla vertebra C6. La vertebra C7 viene detta anche “vertebra prominente” per via del suo lungo processo spinoso. La grandezza dei corpi delle vertebre cervicali è inferiore rispetto quella delle vertebre dorsali e lombari perché questo tratto deve sostenere un peso minore rispetto ai tratti di colonna sottostanti.

LA CERVICALGIA

Il dolore del tratto cervicale, cervicalgia, può essere circoscritto alla zona cervicale ma può anche estendersi alla zona delle spalle e diffondersi lungo un braccio (cervicobrachialgia). Talora è accompagnato da intorpidimento o perdita di forza nelle braccia o nelle mani. 

A livello epidemiologico si riscontra per la cervicalgia una prevalenza maggiore nei paesi ad altro reddito. Le persone che vivono in aree urbane risultano essere più colpite rispetto a coloro che vivono in zone rurali e le donne sono più colpite rispetto agli uomini. La fascia di età più a rischio, secondo alcuni autori, è quella tra i 35 e i 49 anni [4]Hoy, DG1, et al. “The epidemiology of neck pain.”Best practice & research Clinical rheumatology 24.6 (2010): 783-792..

Il dolore può essere circoscritto alla zona cervicale ma può anche estendersi a spalle, braccio e mano (cervicobrachialgia)
La prevalenza maggiore, per la cervicalgia, si riscontra nei paesi ad altro reddito, nelle aree urbane e il sesso più colpito è quello femmnile nella fascia di età tra i 35 e i 49 anni.

Tra i principali fattori di rischio di sviluppare una cervicalgia c’è il tipo di stress meccanico a cui la zona cervicale può venir sottoposta. Le principali cause di stress meccanico sono dovute al mantenimento di una stessa posizione per lunghi periodi di tempo,  specialmente se in una postura scorretta ma talora anche in una postura corretta, all’esecuzione di movimenti ripetitivi protratti nel tempo e ai traumi. 

MANTENIMENTO DI UNA STESSA POSIZIONE PER LUGHI PERIODI DI TEMPO

Quando lavoriamo al computer per molte ore di seguito e non abbiamo una postazione che ci permette di mantenere una postura corretta, sottoponiamo alcune aree critiche del nostro corpo a stress meccanico. Tra queste, il tratto cervicale risulta essere una delle più colpite. Una postura scorretta sottopone un particolare gruppo muscolare ad una tensione continua che a lungo andare può portare a contratture, contrazioni involontarie continuative di uno o più muscoli.  Si tratta di una reazione di difesa che scatta quando i muscoli vengono sottoposti ad un lavoro eccessivo che mette in crisi le loro possibilità fisiologiche di risposta. A livello muscolare la contrattura comporta sia dolore evocato (che compare quando si fanno alcuni movimenti o alla palpazione) che spontaneo e rende difficoltoso il compimento di alcuni movimenti che coinvolgono i muscoli contratti. Una postura sbagliata porta a sofferenza anche le strutture articolari e legamentose, perché stressate e sollecitate meccanicamente per lunghi periodi di tempo oltre la loro funzione, e innesca così processi di tipo infiammatorio. 

Lavorare al computer per lunghi periodi di tempo con una postura scorretta è tra le prime cause di cervicalgia.
La contrattura comporta sia dolore evocato che spontaneo e rende difficoltoso il compimento di alcuni movimenti che coinvolgono i muscoli contratti.

In realtà, quando svolgiamo attività che richiedono il mantenimento attivo prolungato nel tempo di una stessa postura, anche se le svolgiamo mantenendo una postura corretta, dovremmo fare delle pause, alzarci e interrompere il protrarsi di una postura fissa. Non siamo strutturati per fare le belle statuine e una staticità protratta ha comunque un impatto negativo sul nostro corpo. Stare seduti per più del 95% dell’orario di lavoro sembra essere un fattore di rischio importante per la cervicalgia: la ricerca   scientifica ha evidenziato un aumento del rischio di cervicalgia per le persone che lavorano con il collo flesso di almeno 20° per più del 70% del tempo di lavoro [5]Ariëns, G. A. M., et al. “Are neck flexion, neck rotation, and sitting at work risk factors for neck pain? Results of a prospective cohort study.” Occupational and environmental medicine 58.3 … Continue reading. Alcuni autori, inoltre, hanno riscontrato un aumento di rischio di cervicalgia per chi svolge attività che comportano la comparsa di stanchezza oculare [6]Kazeminasab, Somaye, et al. “Neck pain: global epidemiology, trends and risk factors.” BMC musculoskeletal disorders 23.1 2022: 1-13., che sono principalmente attività sedentarie svolte interagendo in modo intensivo con il monitor di un dispositivo elettronico.

E' opportuno prendere l'abitudine di alzarsi ogni tanto e "sgranchire le gambe" per interrompere il mantenimento prolungato di una postura fissa.
Non siamo strutturati per mantenere posture fisse in moto attivo per lunghi periodi di tempo.

L’attività protratta più dannosa per il tratto cervicale è l’interazione con il cellulare, sia per via della quantità di tempo che sempre più persone vi dedicano, sia per il fatto che la posizione che il collo assume durante questa attività mette veramente a dura prova il nostro collo. La diffusione di questo strumento e del suo impiego massiccio ha comportato un aumento vertiginoso delle casistiche di rettificazione della curva cervicale ma anche la comparsa di casi di inversione di curva. Di questi ultimi, prima dell’avvento del cellulare, se ne sentiva parlare soltanto nei manuali, ma si sapeva che la probabilità di riscontrare un caso clinico reale era vicina a quella di incontrare un unicorno. Oggi invece questa casisticaè ben rappresentata ed in costante aumento.

La diffusione dell'uso del cellulare ha causato un incremento di casi di rettificazione della curva cervicale... e la comparsa di casi di inversione di curva cervicale.
La posizione che assumiamo mentre utilizziamo il cellulare mette a dura prova il nostro collo!
RX rettificazione di curva cervicale.

Una fase in cui tutti noi adottiamo fisiologicamente una postura protratta nel tempo è durante il sonno. La differenza con le posture protratte della veglia è che nel sonno normalmente siamo in posizione distesa, i nostri muscoli sono completamente a riposo, non effettuano alcun lavoro attivo per contrastare la forza di gravità. Non si tratta del mantenimento attivo di una postura. Anche nel sonno però potrebbero sorgere dei problemi, nel caso in cui la postura adottata comportasse lo stiramento meccanico di strutture muscolari, articolari, legamentose o nervose. Questo può accadere se la testa è mal posizionata su un cuscino inadeguato che comporta che il collo si pieghi in modo non fisiologico. 

Durante il sonno i nostri muscoli sono completamente a riposo e non c'e il mantenimento attivo di una postura. E' importante assicurarsi che la testa sia ben posizionata e che il collo non assuma inclinazioni non fisiologiche.
E' importante che la testa durante il sonno sia supportata da un cuscino adeguato.

ESECUZIONE DI MOVIMENTI RIPETITIVI PROTRATTI NEL TEMPO

Le stesse strutture che risentono di una staticità attiva prolungata vanno incontro a stress meccanico anche se sollecitate ripetitivamente e continuativamente nel tempo in una modalità fissa. Un gesto ripetuto non consente tempi di recupero adeguati alle strutture che sollecita. Questa situazione si verifica frequentemente negli atleti, che per mantenere e aumentare i loro livelli di prestazione si sottopongono ad allenamenti che comportano la ripetizione di alcuni gesti per il loro perfezionamento. Ma avviene anche in situazioni lavorative come le catene di montaggio e in tutte quelle ad esse comparabili. In particolare sembra che le attività a più alto rischio siano quelle che comportano una  reiterata inclinazione e/o torsione del tronco [7]Ariens, Geertie AM, et al. “Physical risk factors for neck pain” Scandinavian journal of work, environment & health 2000: 7-19. .

La preparazione atletica richiede la ripetizione reiterata di alcuni gesti per migliorare la qualità della performance.
La ripetitività di uno stesso gesto per lunghi periodi di tempo si verifica anche in situazioni lavorative come le catene di montaggio.

TRAUMI

Nel caso dei traumi, a differenza degli esempi precedenti in cui il fattore tempo (la durata dello stimolo nocivo) era quello determinante, lo stress meccanico è dato dall’intensità della sollecitazione esercitata in un tempo in genere molto breve. Per il tratto cervicale il più frequente e paradigmatico tra i possibili traumi è il colpo di frusta [8]Kazeminasab, Somaye, et al. Cit. che si verifica in caso di incidente stradale. Il capo viene violentemente ed improvvisamente spostato prima in dietro e poi in avanti, strattonando tutte le strutture muscolari, legamentose, nervose e articolari del collo.

Il tamponamento stradale determina un trauma da colpo e contraccolpo (colpo di frusta).
Nel colpo di frusta il capo viene prima spostato violentemente ed improvvisamente indietro.....
.....e poi in avanti...

PATOLOGIE A CARICO DELL’APPARATO MUSCOLOSCHELETRICO

Lo stress meccanico, sia acuto che protratto nel tempo, può indurre o aggravare, oltre alle contratture muscolari e ai fenomeni infiammatori a carico di articolazioni e legamenti, anche patologie a carico dell’apparato neuromuscoloscheletrico come fenomeni artrosici, discopatie degenerative, ernie del disco, spondilolistesi, stenosi del canale vertebrale, radicolopatie, disordini dell’articolazione temporomandibolare e fibromialgia[9]Kazeminasab, Somaye, et al. “Neck pain: global epidemiology, trends and risk factors.” BMC musculoskeletal disorders 23.1 2022: 1-13., che sono importanti fattori di rischio per lo sviluppo di cervicalgia. Anche i tumori spinali possono indurre una cervicalgia per via dell’effetto massa (l’aumento di pressione determinato da una massa in crescita sui tessuti circostanti), ma si tratta di un evento piuttosto raro. 

DISCOPATIA DEGENERATIVA

La discopatia degenerativa è una patologia a carico del disco intervertebrale. Il disco intervertebrale è composto al 90% di acqua ed è formato da una struttura esterna, l’anello fibroso, che delimita e contiene un nucleo interno gelatinoso detto nucleo polposo. Durante il giorno, quando è sottoposto a carico, perde una parte della sua idratazione (la sera siamo meno alti della mattina di circa 1 centimetro) che recupera di nuovo di notte quando siamo a riposo e il disco è fuori carico. La discopatia degenerativa è un fenomeno per il quale il disco va incontro a disidratazione. In realtà entro certi limiti si tratta di un fenomeno fisiologico legato all’invecchiamento. , 

Durante il giorno, quando è sottoposto a carico, il disco intervertebrale perde una parte della sua idratazione.
Di notte, quando siamo a riposo ed è fuori carico, il disco recupera l'idratazione perduta.
Per questo motivo al mattino generalmente siamo più alti di circa un centimetro rispetto alla sera.

Alla nascita la percentuale di acqua presente nel nostro corpo è altissima (fino al 75 %). Questa percentuale si riduce sempre di più negli anni. Negli adulti è intorno al 60-65% e negli anziani può arrivare al 50 % anche se sembra che nei centenari possa arrivare addirittura al 40%. La disidratazione del disco intervertebrale riduce il suo volume e le sue capacità ammortizzatrici. Questo comporta una riduzione della distanza fra le vertebre con conseguente compressione di strutture come le radici nervose che escono bilateralmente tra una vertebra e l’altra. La ridotta funzione ammortizzatrice dei dischi rende particolarmente vulnerabili le radici nervose soprattutto durante attività come la deambulazione, la corsa o il salto, durante le quali la mancanza di assorbimento degli urti si evidenzia maggiormente. A volte il disco che è andato incontro a disidratazione e quindi schiacciamento/deformazione, può slittare dalla sua sede e, a seconda della direzione dello slittamento, andare a comprimere le vicine radici nervose, determinando una sindrome da compressione che si manifesta con dolore, senso di intorpidimento, formicolii, debolezza muscolare. La localizzazione della sintomatologia dipende dalle radici coinvolte. Nel caso del tratto cervicale i sintomi possono estendersi anche alle spalle, alle braccia e alle mani e possono anche manifestarsi cefalea, vertigini e senso di nausea. 

Alla nascita la percentuale di acqua presente nel nostro corpo è altissima, fino al 75%.
Con il passare degli anni la percentuale di acqua presente nel nostro corpo diminuisce.

ERNIA DEL DISCO

L’ernia del disco è dovuta alla rottura dell’anello fibroso e conseguente fuoriuscita del nucleo polposo dall’interno del disco. Il che genera un’ infiammazione locale che può irritare le vicine radici nervose, e, a seconda dell’entità e della localizzazione, può andare a comprimere meccanicamente le radici nervose o, in alcuni casi, il canale midollare

Ernia del disco.

SPONDILOSI CERVICALE

La spondilolistesi cervicale è lo scivolamento di una vertebra cervicale sulla vertebra sottostante. Può essere una situazione di tipo congenito o può essere dovuta a uno stress meccanico acuto come un trauma o uno stress meccanico continuativo di tipo posturale o dato dall’esecuzione ripetitiva di movimenti che sollecitino in modo inadeguato il tratto cervicale.

STENOSI DEL CANALE VERTEBRALE

La stenosi del canale vertebrale è un restringimento del canale vertebrale che contiene il midollo spinale e causa compressione del midollo stesso. Una stenosi di tipo artrosico-degenerativo è presente negli anziani con una certa frequenza. Può essere però dovuta anche ad ernia discale, a spondilolistesi, a traumi gravi a carico della colonna, a malformazioni o deviazioni della colonna (scoliosi) o al Morbo di Paget. Tra i fattori di rischio sono stati evidenziati il diabete, l’obesità e il fumo. I sintomi dipendono dall’entità del restringimento e dalla sofferenza midollare ed eventualmente radicolare che questa determina. Il dolore solitamente è localizzato a livello del collo e delle spalle, ma può arrivare ad irradiarsi fino alla mano (cervicobrachialgia). Possono comparire deficit di forza e della sensibilità a carico degli arti superiori. In casi estremi occorre intervenire chirurgicamente per decomprimere le strutture in sofferenza. A seconda della causa della stenosi l’intervento può essere mirato a rimuovere l’ernia discale, stabilizzare una vertebra o attuare una laminectomia decompressiva.

DISORDINI DELL’ARTICOLAZIONE TEMPOROMANDIBOLARE (ATM)

I disordini dell’ATM[10]Fougeront, Nicolas, and Bernard Fleiter. “Temporomandibular disorder and comorbid neck pain: facts and hypotheses regarding pain-induced and rehabilitation-induced motor activity … Continue reading sono un insieme di quadri disfunzionali a carico delle articolazioni temporo-mandibolari (ATM) e della muscolatura masticatoria. I disordini dell’ATM possono provocare dolore al tratto cervicale, in particolar modo nella regione suboccipitale e questo tipo di cervicalgia è spesso è refrattaria ai trattamenti convenzionali perchè necessita di un intervento diretto a livello dell’ATM. 

IMPORTANZA DELLA CONFORMAZIONE DELLA CURVA CERVICALE

La capacità di ammortizzare gli stress meccanici cui la nostra colonna viene quotidianamente sottoposta dipende dalla conformazione delle sue curve.

Preservare una fisiologica lordosi cervicale  (tra 31° e40°) è  importante per la funzione masticatoria, per il controllo della respirazione, per la produzione vocale, per i movimenti oculari e per assorbire al meglio l’impatto del peso della testa in particolar modo durante la deambulazione e la corsa[11]McAviney, Jeb, et al. “Determining the relationship between cervical lordosis and neck complaints.” Journal of manipulative and physiological therapeutics 28.3 2005: 187-193.. Curve cervicali inferiori a 20° sono associate a cervicalgia[12]McAviney, Jeb, et al. “Determining the relationship between cervical lordosis and neck complaints.” Journal of manipulative and physiological therapeutics 28.3 2005: 187-193.  e una recente revisione dela letteratura scientifica[13]Oakley, Paul A., et al. “Restoring cervical lordosis by cervical extension traction methods in the treatment of cervical spine disorders: a systematic review of controlled trials.” … Continue reading ha evidenziato l’efficacia degli interventi fisioterapici che includono, tra gli obiettivi del trattamento,  l’ aumento del grado di curvatura della lordosi cervicale in quei pazienti in cui risulta ridotto rispetto al range fisiologico[14] Been, Ella, Sara Shefi,and Michalle Soudack. Cervical lordosis. The effect of age and gender. The Spine Jounal 17.6.2017.

RUOLO DEI TRIGGER POINTS  MIOFASCIALI NELL’INSORGENZA E NELLA CRONICIZZAZIONE DELLA CERVICALGIA

I trigger points (TrPs) sono delle piccole aree del tessuto muscolare, dell’ampiezza di pochi millimetri, dolorose alla palpazione. I TrPs possono causare anche dolore riferito (dolore che si manifesta in una zona distante da quella che lo evoca). In alcuni pazienti è stata riscontrata una associazione significativa tra cervicalgia idiopatica e il dolore riferito di trigger points presenti nei muscoli posteriori del collo, della testa e delle spalle[15]Fernández-de-Las-Peñas, César, et al. “The role of myofascial trigger points in musculoskeletal pain syndromes of the head and neck.” Current pain and headache reports 11.5 2007: … Continue reading. In questi casi il trattamento mirato dei TrPs   si è dimostrato efficace nel contrastare i sintomi della cervicalgia[16]Nagrale, Amit V., et al. “The efficacy of an integrated neuromuscular inhibition technique on upper trapezius trigger points in subjects with non-specific neck pain: a randomized controlled … Continue reading.

ALTTRI FATTORI DI RISCHIO per la cervicalgia evidenziati dalla letteratura scientifica sono:

  • Malattie autoimmuni: artrite reumatoide, polimialgia reumatica, sclerosi multipla (SM), spondilite anchilosante, lupus eritematoso sistemico (LES), miosite e spondilite psoriasica [17]Kazeminasab, Somaye, et al. (Cit.)..
  • Artrosi[18]Manchikanti, Laxmaiah, et al. Age-related prevalence of facet-joint involvement in chronic neck and low back pain. Pain physician 11.1 2008 67.
  • Diabete[19]Jimenez-Garcia, Rodrigo, et al. Is there an association between diabetes and neck pain and lower back pain? Results of a population-based study. Journal of Pain Research 2018 1005-1015.
  • Stress[20]Linton, Steven J. “A review of psychological risk factors in back and neck pain.” Spine  25.9 2000: 1148-1156, ansia e disposizione psicologica verso il dolore.. In base ad alcuni studi prospettici inoltre, sembrerebbe esistere una correlazione tra alcune condizioni psicologiche e l’insorgenza di dolore acuto, subacuto e cronico sia a livello cervicale che in generale anche del resto della colonna: stress, ansia, depressione [21]Kazeminasab, Somaye, et al. (Cit.). ma anche l’atteggiamento verso il dolore sono risultati essere fattori di rischio significativi [22]Linton, Steven J. (Cit.).. Alcuni autori però  fanno notare che in realtà è estremamente difficile distinguere tra causa ed effetto perché se da un lato è possibile ipotizzare che determinate condizioni psicologiche costituiscano dei fattori di rischio, dall’altro occorre prendere atto che un dolore persistente possa dare origine a un disagio psicologico.[23]Croft, Peter R., et al. “Risk factors for neck pain: a longitudinal study in the general population. ” Pain 93 3 (2001): 317-325..
  • Caratteristiche demografiche, come l’età e il sesso possono influenzare la prevalenza e lo sviluppo del dolore cervicale. La prevalenza è maggiore nel sesso femminile e le fascie di età più colpita, secondo alcuni autori, sono 45-49 anni per gli uomini e  e 50-54 anni per le donne [24]Kazeminasab, Somaye, et al. (Cit.).. Secondo altri autori invece sarebbe la fasci tra i 35 e i 49 anni con differenze di percentuali tra i due sessi. [25]Hoy, DG1, et al. (Cit.).
  • Fumo di sigaretta [26]Hogg-Johnson, Sheilah, et al. “The burden and determinants of neck pain in the general population: results of the Bone and Joint Decade 2000–2010 Task Force on Neck Pain and Its Associated … Continue reading [27]Hogg-Johnson, Sheilah, et al. “The burden and determinants of neck pain in the general population.” European Spine Journal 17.1 (2008): 39-51..
Il fumo di sigaretta è tra i fattori di rischio per le cervicalgie.

 L’IMPATTO DELLO STILE DI VITA SULLA CERVICALGIA: CONSIGLI UTILI. 

  • Se si pratica una professione di ufficio o che comporta lo stare seduti per molte ore, è fondamentale fare delle pause ricorrenti e a intervalli regolari in cui poter alzarsi in piedi, camminare per “sgranchirsi le gambe”. Alcuni piccoli trucchi possono essere d’aiuto. Ad esempio una buona pratica da adottare in ufficio può essere quella di utilizzare una stampante condivisa, in modo tale che per prendere le cose che si mandano in stampa occorra alzarsi dalla scrivania. 

  • Assicurarsi di avere un materasso e un cuscino adatto 

  • Evitare di condurre una vita sedentaria. Camminare almeno 10.000 passi al giorno, 7.000 dopo i 60 anni. 

 

  • Mantenere un livello di idratazione adeguato [28]Oakley, Paul A., and Melissa L. Baird. “Do patients drink enough water? Actual pure water intake compared to the theoretical daily rules of drinking eight 8-ounce glasses and drinking half your … Continue reading. In condizioni di disidratazione si possano verificare danni a diversi organi e apparati [29]Popkin, Barry M., Kristen E. D’Anci, and Irwin H. Rosenberg. “Water, hydration, and health.” Nutrition reviews 68.8 2010 439-458. [30]Benelam, B., and L. Wyness. “Hydration and health: a review.” Nutrition Bulletin 35.1 2010 3-25. [31]Perrier, Erica T. “Shifting focus: from hydration for performance to hydration for health.” Annals of Nutrition and Metabolism 70.Suppl. 1 2017 4-12. e secondo alcuni studi recenti sembrerebbe esserci una correlazione tra disidratazione e dolori del rachide [32]Yaqoob, Uzair, et al. “Characteristics of back pain in young adults and their relationship with dehydration: a cross sectional study.” F1000Research 9.159 2020: 159..  Il problema è che non è semplice stabilire la giusta quantità di liquidi che dovremmo assumere al giorno perché ci sono troppe variabili da prendere in considerazione[33]Kalman, Douglas S., and Anna Lepeley. “A review of hydration.” Strength & Conditioning Journal 32.2 2010 56-63: l’età, il sesso, lo stile di vita (persona sportiva, atleta agonistico, persona sedentaria..), il clima del luogo dove si vive, il periodo dell’anno, lo stato di salute (le persone con scompenso cardiaco ad esempio dovrebbero limitare l’apporto di liquidi e seguire precise indicazioni mediche in merito). I dietologi utilizzano delle formule che forniscono un’indicazione di massima su quanti liquidi assumere al giorno: 
  1. Utilizzando le libbre come unità di misura: metà del peso corporeo in once. Ad esempio, se il peso corporeo è di 160 libbre (72,6 kg) bisognerebbe bere 80 once di acqua (fluidi non alcolici) ovvero 2,3 litri circa. 
  2. Utilizzando il kg come unità di misura: 30 ml x kg di peso corporeo = ml al giorno. Ad esempio una persona che pesa 50 kg dovrebbe bere 1,5 litri di acqua (fluidi non alcolici) al giorno.  
  • Seguire una dieta sana. L’importanza di seguire una dieta sana per ridurre il rischio di patologia come il cancro, il diabete e le malattie cardiovascolari viene sottolineata spesso dai diversi mezzi di comunicazione, ma una cosa che viene detta di rado è che una dieta inadeguata può essere un fattore predisponente per lo sviluppo di dolori muscoloscheletrici e può contribuire alla loro cronicizzazione. [34]Elma, Ömer, et al. “Chronic musculoskeletal pain and nutrition: where are we and where are we heading?.” Pm&r 12.12 2020 1268-1278. [35]Elma, Ömer, et al. “Nutritional factors in chronic musculoskeletal pain: unravelling the underlying mechanisms.” British Journal of Anaesthesia 125.2 2020 e231-e233..
  • Smettere di fumare

LA FISIOTERAPIA

In ambito fisioterapico sono disponibili diverse possibili modalità di intervento, da adottare a seconda del singolo caso clinico [36]Damgaard, Pia, et al. “Evidence of physiotherapy interventions for patients with chronic neck pain: a systematic review of randomised controlled trials.” International Scholarly Research … Continue reading:

  • Mobilizzazioni del tratto cervicale, dorsale, delle spalle e della gabbia toracica.
  • Trattamento di contratture della muscolatura intrinseca della colonna
  • Trattamento dei Trigger Points Miofasciali [37]Dommerholt, Jan, Carel Bron, and Jo Franssen. “Myofascial trigger points: an evidence-informed review.” Journal of Manual & Manipulative Therapy 14.4 2006: 203-221. [38]Lavelle, Elizabeth Demers, William Lavelle, and Howard S. Smith. “Myofascial trigger points.” Anesthesiology clinics 25.4 2007: 841-851.
  • Allungamenti e rielasticizzazione muscolari per il ripristino di un adeguato range di movimento del collo in rotazione, inclinazione e flesso-estensione
  • Esercizi isometrici per il tratto cervicale
  • Esercizi di respirazione
  • Pompages
  • Trattamento dell’articolazione temporo-mandibolare
  • Ginnastica posturale Mézières
  • Tecarterapia (antinfiammatoria e antidolorifica)
  • Taping neuromuscolare

Note

Note
1 Bagnall, K. M., P. F. Harris, and P. R. Jones. “A radiographic study of the human fetal spine. 1. The development of the secondary cervical curvature.” Journal of anatomy 123.Pt 3 1977: 777.
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38 Lavelle, Elizabeth Demers, William Lavelle, and Howard S. Smith. “Myofascial trigger points.” Anesthesiology clinics 25.4 2007: 841-851.